Per catturare il mercato dei giovani e giovanissimi l’asso nella manica è offrire contenuti interessanti. Meno efficaci, di conseguenza, le tipologie di comunicazione più invasive. A dirlo è la nuova indagine online realizzata da Skuola.net per Engage.
Non solo banner: via libera alla pubblicità online, a patto che offra contenuto. Questo è il verdetto di oltre 1 millennial su 4 che spiega di non essere per nulla disturbato da quegli argomenti sponsorizzati che affrontano una tematica capace di attirare l’attenzione. Articoli e immagini (entrambi con il 24% di preferenze) sono gli strumenti ritenuti migliori. È quanto emerge dai risultati di una web survey di Skuola.net su 6900 ragazzi tra i 14 e i 30 anni illustrati in un’infografica realizzata per l’appuntamento con Young Corner, la rubrica nata dalla collaborazione di Skuola.net con Engage.
Non piace l’advertising online più aggressivo, giudicato eccessivamente invasivo. Uno su 3, in particolare, dice di provare avversione per i formati overlayer, mentre un altro 12% sembra essere profondamente irritato dai pre-roll. Al contrario, è solo l’8% a rimanere contrariato da contenuti editoriali promossi dalle aziende. Appare quindi sempre più chiara per i brand l’esigenza di sviluppare progetti di native advertising che siano in linea con il target di riferimento, declinando il messaggio da comunicare sui diversi media in base alle loro caratteristiche. Il native risulta più naturale, quindi meno fastidioso, tanto che addirittura l’81% afferma di non percepire gli effetti dei contenuti sponsorizzati sulle sue azioni.
Conferma l’analisi una precedente indagine di Skuola.net (http://www.engage.it/rubriche/young-corner-giovani-advertising-e-ad-blocker), secondo cui il 35% dei Millennial fa ricorso all’Ad-blocker, i noti filtri anti-pubblicità, per non ritrovarsi a dover continuamente combattere con i formati tradizionali di advertising online.
L’approccio alla pubblicità online cambia in base al sesso del target. I ragazzi si descrivono come più smart rispetto alle ragazze: usano più frequentemente programmi Ad-blocker, cliccano sulle call to action e se sono interessati all’argomento, non si preoccupano che il contenuto sia sponsorizzato. Al contrario, il campione di sesso femminile si dice maggiormente infastidito dalla pubblicità online, sostiene l’inefficacia di queste forme di advertising ed è meno interessato a ricevere comunicazioni da parte delle aziende.
La redazione di Skuola.net