Social media, 1 giovane su 3 li usa come “anestetico” dai cattivi pensieri. Skuola.net li aiuta a combattere il rischio “boomerang”

Skuola.net lancia un progetto di educazione al benessere mentale per aiutare la propria community a combattere gli effetti negativi dell’uso eccessivo delle piattaforme online

Un rifugio dalle amarezze quotidiane, quasi una medicina. Per tanti rappresentanti delle Generazioni Zeta e Alpha i social network rappresentano uno strumento di evasione con cui anestetizzare il mal di vivere. Ben 1 giovane su 3 (32,3%), infatti, quando si sente triste o arrabbiato trova, quotidianamente o quasi, in una sessione sulle piattaforme la principale fonte di consolazione. E una proporzione simile (29,3%) ricorre allo stesso rimedio per tamponare eventuali delusioni o frustrazioni. Ma il rischio dipendenza è dietro l’angolo: il 34,2% degli intervistati, spesso o volentieri, si sente triste e insoddisfatto proprio dopo una sessione sui social.

A evidenziare questo circolo vizioso è una ricerca svolta da Skuola.net assieme al team di psicologi e psicoterapeuti dell’Associazione Di.Te. (Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo), interpellando 2.500 ragazze e ragazzi tra i 10 e i 25 anni. Ed è proprio per questo che il portale studentesco, dall’inizio dell’anno scolastico, ha inserito nella propria linea editoriale un programma di educazione al benessere mentale attraverso lo sviluppo di format specifici e il coinvolgimento di esperti del settore.

Tornando all’indagine, il vero rischio dell’abuso di social non sono tanto le temute challenge, che allarmano i genitori e piacciono ai media, quanto una riduzione delle capacità relazionali, di autostima e autodeterminazione. Infatti, solo il 6,5% degli intervistati ha intrapreso comportamenti pericolosi per assecondare il richiamo delle sfide online.

Ben più diffusi, invece, sono i pericoli di ritiro dalla vita sociale “analogica”. Ad esempio, il 43% dei giovani intercettati dalla ricerca riporta che abbastanza frequentemente non trova stimoli sufficienti per uscire di casa, preferendo stare connesso. Il 27%, invece, ammette di non avere amici stretti con cui potersi incontrare offline, al di fuori delle piattaforme. Mentre il 34% raramente fa esperienze “analogiche” o svolge delle attività manuali, da solo o con altri. Il risultato finale? Il 69% dei giovani ha constatato una riduzione delle proprie capacità di comunicazione nella realtà di tutti i giorni a causa dell’utilizzo eccessivo dei social media.

È interessante, però, notare come la consapevolezza di queste conseguenze cresca insieme all’età: quasi il 90% dei 19-24enni sostiene che ci sia una correlazione tra abuso di social e maggiore inabilità alle relazioni fisiche.

Ma quello dei rapporti interpersonali non è il solo ambito della vita che viene influenzato dal digitale: il 36% degli intervistati tende a valutare il proprio aspetto fisico sulla base dei modelli, spesso artefatti e fuorvianti, diffusi dal web. Una percentuale che tra le ragazze sale addirittura al 47%.

In questo contesto, gli adulti di riferimento non sempre giocano un ruolo da protagonisti: solo 1 giovane su 3 riporta un dialogo continuo e frequente sull’uso degli strumenti digitali, mentre una quota simile non ha mai e poi mai la possibilità di confrontarsi con i suoi genitori su queste tematiche. Eppure sono i diretti interessati a ritenere fondamentale l’intervento dei cosiddetti “boomer”: il 48,7% ritiene che una maggiore attenzione da parte della famiglia sull’uso delle piattaforme e sulle abitudini “digitali” quotidiane possa migliorare il proprio  benessere generale.

Proprio il grande credito di cui godono le piattaforme tra le nuove generazioni, però, può essere esso stesso un punto di partenza alternativo per cambiare le cose e portare i consigli positivi degli adulti nel radar dei giovani. Per questo Skuola.net con il nuovo anno scolastico ha lanciato una serie format di video podcast – come “Wannabe” e “Come si diventa– pensati per togliere la patina sul fenomeno e svelare anche ansie, paure e insuccessi di personaggi pop. Nell’elenco si annoverano già parecchi nomi noti, come la conduttrice Ema Stokholma, il comico Stefano Rapone, lo psichiatra per antonomasia dei social ovvero il prof. Antonino Tamburello, la speaker radiofonica Anna Pettinelli, esperti influencer come la ginecologa Monica Calcagni e il prof. Vincenzo Schettini.

Format YouTube first, quelli ideati dal portale studentesco, che hanno una distribuzione su Skuola.net e, con i dovuti accorgimenti, vengono declinati in formati Instagram Reels e TikTok. Piattaforma, quest’ultima, per la quale nasce invece il format “Like a pro(f): i consigli degli esperti tradotti in una dritta da fratello o sorella maggiore, da consumare in massimo 90 secondi.

Molti di questi contenuti sono pensati proprio per contribuire al benessere mentale dei più giovani, oltre che all’orientamento scolastico e professionale, altro tema su cui oggi le nuove generazioni chiedono un forte aiuto, spesso senza trovarlo.

“Come diceva qualcuno più famoso di me qualche tempo fa e con grande lungimiranza, il mondo moderno non ha bisogno di maestri ma di testimoni – così Daniele Grassucci, Chief Content Officer di Skuola.net – perciò nel nostro piccolo vogliamo portare sul piccolo schermo di smartphone e tablet quanti più “testimoni”, che possano restituire anche la difficoltà e la realtà che si cela dietro vite apparentemente perfette che, a dispetto di quanto facciano credere le piattaforme di social media, non esistono. E il fatto di credere che esistano crea false aspettative e modelli che fanno male alla salute dei più giovani”.