Al via da Matera la 6^ edizione di “Una vita da social”, la Campagna educativa itinerante della Polizia Postale e delle Comunicazioni sui temi dei social network e del cyberbullismo, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza. Saranno 47 le città italiane raggiunte. Tra i partner storici, confermata la presenza di Skuola.net
I social network sono ormai uno strumento di comunicazione del tutto integrato nella quotidianità dei teenager e in virtù del numero sempre maggiore degli adolescenti presenti sul web hanno determinato una crescita esponenziale dei minori vittime di reati contro la persona che negli anni è raddoppiato: dai 104 casi registrati nel 2016 si è passati a 177 nel 2017 e 208 casi trattati nel 2018, le vittime hanno tutte un’età compresa tra i 14 e i 17 anni.
Ancora oggi i ragazzi si esprimono e sembrano pensare che il web sia un po’ “una terra di nessuno”, dove si scambiano messaggi e post senza pensarci troppo e le azioni online vengono valutate spesso come un gioco privo di conseguenze.
Partendo da queste premesse, prende il via da Matera – capitale europea della cultura – la 6^ edizione di “Una Vita da Social”, la campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, nell’ambito delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della Rete per i minori. Di cui Skuola.net è ormai partner storico.
Proprio una ricerca del portale di riferimento per gli studenti, ha analizzato uno dei fenomeni più diffusi tra i più giovani: la selfie-mania. Da uno studio condotto da Skuola.net, assieme a Università di Roma ‘Sapienza’ e Università Cattolica di Milano, per conto della Polizia di Stato – intervistando 6.671 giovani tra gli 11 e i 25 anni – è infatti emerso come il selfie sia per le nuove generazioni sempre più una proiezione della propria identità . La metà del campione ne scatta almeno 4 prima di pubblicarne uno sui social, cosa che avviene con frequenza almeno settimanale in 9 casi su 10. Così, il web è letteralmente inondato di immagini che li ritraggono, raccontando molto di sé, della propria quotidianità e magari dei luoghi frequentati, con tutti i rischi del caso.
L’attrazione per l’autoscatto, inoltre, alle volte è tale da spingere i giovani a mettersi deliberatamente in una situazione di pericolo. Il 35% dichiara di aver provato a farsi un selfie in condizioni potenzialmente pericolose, prevalentemente alla guida del motorino o della macchina. Come anche testimoniano i casi di cronaca con esiti letali, a cimentarsi con queste pratiche sono prevalentemente i maschi, verso i vent’anni, con un rendimento culturale o accademico o molto basso o molto elevato.
Un selfie viene pubblicato su un qualunque social network prevalentemente una volta a settimana (63%), mentre ciò accade una volta al giorno nel 14% dei casi e più volte al giorno nel 13% dei casi. A conti fatti 1 su 4 ne posta almeno una volta al giorno, mentre 9 su 10 almeno una volta a settimana.
Ovviamente il risultato deve essere il migliore possibile. Quindi la metà dei soggetti intervistati ne scatta almeno 4 prima di procedere alla pubblicazione di uno di essi. Anche perché se si posta un’immagine che non riceve abbastanza “mi piace”, il 31% si dichiara abbastanza/molto propenso a cancellarlo, contro il 38% che non è per nulla propenso. Sono abbastanza/molto propensi a cancellarlo i più giovani e quelli con un basso rendimento scolastico.
Non è un gioco da ragazzi, ma quasi un lavoro da agenzia pubblicitaria. Il 52% in media passa 10 minuti a modificare e a descrivere (con commenti o didascalie) un selfie prima di pubblicarlo. Sono prevalentemente le femmine e i più giovani (meno di 17 anni). Il 36% usa spesso i filtri per i propri autoritratti. Che soddisfano globalmente il 53% del campione.
Ci sono delle correlazioni anche con il contesto familiare. A conferma del fatto che le famiglie rivestono un ruolo chiave nell’educazione dei figli, sia negli ambiti tradizionali che nei nuovi ambiti digitali. Ad esempio c’è una certa prevalenza di soggetti provenienti da famiglie con titolo di studio più modesto tra quelli più propensi al selfie pericoloso (il cosiddetto “Daredevil selfie”). Al contrario i ragazzi che si “limitano” a postare non più di un selfie a settimana sui social devono fare i conti con genitori con elevato titolo di studio.
Attraverso il progetto “Una vita da social”, gli operatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni vogliono educare i ragazzi (e gli adulti) a un uso consapevole degli strumenti digitali, mostrandogli il modo per mettersi al riparo da eventuali pericoli. Nel corso degli anni, sono stati oltre 1 milione e 700 mila gli studenti coinvolti, 180.000 i genitori, 100.00 gli insegnanti, nei 15.000 Istituti scolastici coinvolti e nelle 250 città raggiunte sul territorio. Iniziative arricchite anche grazie a due pagine Twitter e Facebook dedicate ai temi della sicurezza online, con 126.000 like e 12 milioni di utenti mensili.
Anche quest’anno confermata la presenza a fianco della Polizia Postale di Aziende come Baci Perugina, Facebook, Euronics, FireEye, Google, Instagram, Nexi, Karpesky lab, Skuola.net, Vodafone, WindTre, Youtube.
Il truck itinerante, allestito con un’aula didattica multimediale, partirà da Matera e concluderà il suo tour a Roma, toccando le principali città italiane, dove gli operatori della Polizia Postale incontreranno studenti, genitori e insegnanti sui temi della sicurezza online con un linguaggio semplice ma chiaro adatto a tutte le fasce di età. Inoltre, quest’anno gli studenti attraverso il diario di bordo “https://www.facebook.com /unavitadasocial” potranno lanciare il loro messaggio positivo contro il cyberbullismo.
“Capire i ragazzi oggi non è sempre per gli adulti compito agevole, soprattutto quando si tratta di comprenderne i bisogni, i modelli di riferimento, gli schemi cognitivi inerenti i diversi gruppi di riferimento che compongono il variegato universo giovanile”, afferma Roberto Sgalla, Direttore Centrale delle Specialità della Polizia di Stato. “Il fascino della Rete – continua Sgalla – e la sottile suggestione del messaggio virtuale, cosi come l’idea di sentirsi anonimi e il senso di deresponsabilizzazione rispetto ai comportamenti tenuti online, stanno dilagando così da determinare serie preoccupazioni”. “Per fare della Rete un luogo più sicuro crediamo tuttavia – conclude Sgalla – che occorra continuare a diffondere una cultura della sicurezza in rete e in questo contesto si inserisce l’iniziativa di “Una vita da social” per un uso corretto e consapevole del web”.