E’ ancora presto per parlare di fuga dai social, ma tra non iscritti e profili fasulli una quota apprezzabile di appartenenti alle Generazioni Zeta e Alpha già vive questo mondo da “bordo campo”. Alcuni non hanno nemmeno un profilo. Chi ne ha, presidia spesso più piattaforme: Instagram e TikTok le più frequentate. Che però vengono usate soprattutto per guardare i contenuti degli altri. E in 1 caso su 3 c’è il rischio di trovarsi di fronte a un “falso”
I social media, almeno nella loro accezione di mezzi di comunicazione basati sulle reti sociali, iniziano a dare i primi segni di cedimento? Seppur ancora non in modo così evidente, osservando come si comportano gli adolescenti e i giovani adulti si potrebbe essere portati a rispondere di sì. Perlomeno in prospettiva. Non tanto per la quantità di persone che riescono a coinvolgere quanto per le modalità con cui vengono utilizzati: sempre più come media, e meno come social. Con l’emergere del fenomeno della fuga dai social già noto all’estero e che, seppur su piccola scala, si comincia ad apprezzare anche tra gli Zedder italiani.
A segnalarlo la ricerca “Giovani e Social Network”, con cui Skuola.net ha coinvolto nelle scorse settimane oltre 5.000 ragazze e ragazzi tra i 9 e i 24 anni. Quindi Generazione Z, ma non solo: ormai tra gli utenti di Skuola.net iniziamo a trovare i primi rappresentanti della Generazione Alpha, che “colonizza” i primi anni delle scuole secondarie.
Tornando ai risultati dell’indagine, nel campione preso in esame, 8 giovani su 10 risultano iscritti ad almeno una piattaforma social. Il restante 20% non ha un profilo perché troppo giovane per iscriversi oppure perché ha deciso di abbandonare le piattaforme o di non farne parte.
I dati più interessanti, però, vengono fuori se l’analisi viene effettuata per fasce d’età. Perché se tra i più grandi (15-24 anni) la quota di iscritti sale al 90%, tra coloro che si apprestano a entrare nell’adolescenza (9-14 anni) – fase in cui generalmente si approda sui social anche se a volte non sarebbe consentito – il distacco dalle piattaforme è sensibile: è vero che il 56% è già iscritto a un social, ma non è detto che la schiera degli utenti aumenterà così nettamente man mano che questi cresceranno. Infatti, solo il 24% del sottocampione dice di non essere iscritto o di non volersi iscrivere perché non possiede l’età minima consentita, mentre ben il 15% già fa intravedere che non lo farà in quanto “non interessato”.
In ogni caso, come detto, per il momento il sistema regge. Innanzitutto perché anche gli utenti più giovani tendono a essere multipiattaforma: circa 1 su 2 è iscritto a più di tre social network, 1 su 5 è presente su tre piattaforme, altrettanti (22%) su due. Meno di 1 su 10, quindi, si limita a una sola piattaforma. Inoltre, i livelli di fruizione sono davvero alti: quasi tutti (92%) accedono quotidianamente, come minimo, al social di riferimento, a quello più amato. E oltre 4 su 10 entrano ogni giorno su tutte le piattaforme a cui sono iscritti. Passandoci parecchio tempo: il 30% è online almeno un’ora al giorno, il 43% fino a due ore, il 16% mediamente oltre le tre ore.
La presenza assidua, però, non significa necessariamente partecipazione attiva. Le ragazze e i ragazzi preferiscono restare dietro le quinte, se non addirittura rendersi “invisibili”. L’uso che Gen Z e Gen Alpha fanno dei social, infatti, è abbastanza passivo: la stragrande maggioranza (72%) li sfrutta principalmente per guardare i contenuti degli altri, il 25% attribuisce lo stesso peso ai propri contenuti e a quelli altrui, appena il 3% cerca nei social soprattutto una vetrina per mettersi in mostra, postando a ripetizione.
Una modalità di fruizione che fa il paio anche con la quantità di contenuti prodotti ogni giorno: solo l’8% non può dire conclusa la giornata se non ha postato qualcosa, a cui fa da contraltare un ben più consistente 22% che non posta mai, ma proprio mai. In mezzo, tutte le sfumature: chi pubblica un contenuto qualche volta a settimana (17%), al mese (20%) o all’anno (33%).
Un quadro che, alla fine, si riflette nelle motivazioni per cui si usano le piattaforme. Che avvalorano quanto detto sinora. L’intrattenimento puro è l’obiettivo della maggior parte degli utenti: il 70% scrolla il feed delle varie App per divertirsi con i contenuti prodotti da altri. Parecchio sfruttata anche la possibilità, tramite i social, di restare in contatto con amici e conoscenti: lo dice il 64%. Ma c’è pure spazio per l’informazione: il 61% sulle piattaforme cerca anche notizie. Il 52% spera di imparare cose nuove, il 48% ne approfitta pure per seguire personaggi famosi e influencer. Solamente il 15% ha l’obiettivo, tra l’altro, di far sapere ai suoi contatti come la pensa, appena l’11% lo fa per mettersi semplicemente in mostra.
E poi ci sono quelli che sui social ci sono ma non si vedono. Perlomeno nella loro vera essenza. E sono tantissimi: addirittura 1 giovane su 3 ammette che al profilo “ufficiale” ne affianca anche uno falso, assumendo una differente identità a seconda dei casi. Per quale motivo si ricorre al profilo fake? Soprattutto per conoscere nuove persone senza esporsi troppo(30%) ma anche per controllare gli altri sotto mentite spoglie (22%) o per aggirare eventuali blocchi del profilo reale da parte di altri utenti (16%).
Il social che attrae maggiormente le nuove generazioni? Si conferma, a furor di popolo, Instagram: è utilizzato da quasi 9 giovani su 10. La concorrenza di TikTok, su questo target, si fa però sentire: alla piattaforma cinese sono iscritti oltre 8 su 10. Terzo gradino del podio per un social sui generis: YouTube, su cui entra spesso e volentieri oltre 1 su 2.
“Negli ultimi tempi sta cambiando in maniera profonda la fruizione dei social media da parte delle nuove generazioni: se solo qualche anno fa era quasi impossibile trovare un adolescente non iscritto a un social e non affetto da sindrome da post compulsivo, oggi non è poi un evento così peregrino. L’abbandono dei social da parte della Generazione Z e, ancor di più, da parte della successiva Generazione Alpha, inizia infatti a essere un fatto misurabile, seppur non ancora mainstream. Mentre è sicuramente diventata comune una fruizione passiva dei contenuti prodotti dagli altri. Insomma, la dimensione ‘mediatica’ delle piattaforme sta crescendo rispetto a quella ‘sociale’ originaria. Che comunque resta importante: è infatti la seconda motivazione d’uso, dietro solo alla finalità di intrattenimento, che oggi sembra essere la principale ragione d’accesso ai social. Senza dimenticare che, ormai, anche questi sono diventati luoghi d’elezione per informarsi e per imparare nuove cose”, commenta così i dati della ricerca Daniele Grassucci, Head of Content and Communication di Skuola.net.